07:39 | 30 apr 2024

MF ANALISI: a Singapore è in arrivo un nuovo premier e non sarà un membro della famiglia Lee

Di Alessandra Colarizi, China Files editorial director

ROMA (MF-NW)--Per la prima volta in vent’anni, Singapore avrà presto un nuovo primo ministro. L’attuale leader, Lee Hsien Loong, al potere dal 2004, lascerà l’incarico il prossimo 15 maggio. Il testimone passa nelle mani del vice premier, nonché ministro delle Finanze, Lawrence Wong. "Per qualsiasi Paese, la transizione della leadership è un momento significativo", ha affermato il 16 aprile Lee sui social media, annunciando il ritiro. "Chiedo a tutti i singaporiani di dare a Lawrence e al suo team il vostro pieno sostegno e di lavorare con loro per creare un futuro migliore per Singapore", ha aggiunto. Auspici a parte, non è escluso (anzi, è probabile) che il nuovo leader cercherà un mandato popolare prima del 2025, data fissata per le elezioni generali. Per quanto lungamente atteso, il pensionamento di Lee, 72 anni, costituisce un passo storico per la Città del Leone, che dall’indipendenza del 1965 ha sperimentato solo due ricambi politici. Figlio di Lee Kwan Yew, il padre della patria, il premier uscente ha traghettato Singapore attraverso un periodo non facile: prima ne ha consolidato la fama di centro finanziario internazionale schivando la crisi globale del 2008, complice la parabola calante di Hong Kong. Poi ha reso la città Stato un caso esemplare nella gestione del Covid-19 in Asia. Sotto la sua guida il pil nazionale è cresciuto dai 144 miliardi di dollari del 2004 agli oltre 440,7 miliardi dello scorso anno. Il nome di Wong circolava da tempo ai piani alti, ovvero da quando nel 2022 era stato nominato leader della quarta generazione del Partito d'Azione Popolare (Pap), la formazione politica fondata nel 1954 da Lee padre e che da allora è rimasta al potere.

Non senza qualche difficoltà. Nel 2020, all’inizio della pandemia, il Pap ha ottenuto uno dei risultati elettorali peggiori di sempre. Un nuovo "giovane" volto alla guida del partito potrebbe servire a rinsaldare il sostegno dei cittadini. Soprattutto considerata la popolarità del 51enne. Economista di formazione, a Wong è riconosciuto il merito di aver gestito efficacemente la pandemia come coordinatore di un’apposita task force istituita dal governo. Certo, tenere la barra del timone è tutt'altra cosa. Specie facendolo all’ombra della famiglia Lee, tradizionalmente restia a rinunciare alla propria influenza nella vita politica locale. Salvo colpi di scena sembra quasi scontato Wong seguirà le orme del predecessore. Innanzitutto in politica estera. Negli ultimi anni, Singapore ha dimostrato di saper mantenersi equidistante davanti alla competizione tra Cina e Stati Uniti. Per allentare la tensione, il premier uscente ha suggerito "che le due potenze abbiano cerchie di amici sovrapposte, e che i Paesi trovino la possibilità di avere amici da entrambe le parti".

Più facile a dirsi che a farsi. L’apertura ai capitali stranieri aumenta l’esposizione di Singapore alla rivalità tra le due superpotenze. Dopo Tik Tok e Shein, sono infatti sempre di più le aziende tecnologiche cinesi a stabilire i propri uffici nella città per dribblare i controlli americani sulla sicurezza. Wong lo ha detto proprio l’anno scorso: le divergenze tra Washington e Pechino sembrano ormai "insormontabili". Senza contare il rischio di uno scontro nello Stretto di Taiwan, definito il "punto critico più pericoloso" della regione.

Ai dossier internazionali, si aggiungono i temi interni: le crescenti disuguaglianze sociali e l’aumento del costo della vita, in particolare degli alloggi. Oltre alla minacciosa ascesa di nuovi centri finanziari, Dubai in primis. "I vostri sogni [di cittadini] ispireranno le mie azioni", ha promesso Wong.

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