07:35 | 23 Apr 2024

MF ANALISI: rivoluzione silenziosa nella gestione del rischio fiscale

Di Pasquale Formica, managing partner di Slf.

ROMA (MF-NW)--Il processo di riforma dell’ordinamento fiscale italiano sta continuando a ritmo sostenuto e si sta concentrando, più di tutto, su un tema assolutamente essenziale: la gestione del rischio fiscale orientandosi verso un approccio proattivo e non più reattivo.

Il Legislatore delegato (dlgs 221/23), in linea con la delega (legge 111/23) e sulla scorta delle indicazioni dell’Ocse, che fin dai primi anni 2000 ha incentivato una relazione "rafforzata" e "anticipata" tra fisco e contribuenti, ha potenziato il regime dell’adempimento collaborativo per i soggetti più grandi (imprese con fatturato oltre i 750 milioni di fatturato) e introdotto un parallelo regime opzionale per le imprese di minori dimensioni (potenzialmente tutte le altre imprese).

Il regime di adempimento collaborativo offre la possibilità di instaurare un rapporto continuo e proattivo con l’autorità fiscale. Per aderire a questo regime occorre adottare e certificare il Tax Control Framework, attraverso una onerosa mappatura dei rischi fiscali e una, altrettanto onerosa, individuazione e implementazione delle relative procedure di presidio. A quel punto si potrà stabilire un dialogo continuo, che permetterà una gestione preventiva dei rischi tributari.

Importante è la possibilità di segnalare, normalmente tramite interpello, eventuali incertezze o problematiche interpretative; cosa che consentirà di evitare le sanzioni amministrative e i reati da infedele dichiarazione nell’ipotesi di mancato adeguamento alle interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate (in tali casi si attiverà un contenzioso il cui rischio sarà quindi limitato alle sole imposte). Inoltre sarà possibile beneficiare di facilitazioni in materia di rimborsi e riduzione dei termini per gli accertamenti.

Per le imprese di minori dimensioni, il cosiddetto regime opzionale offre una soluzione alternativa che consentirà di gestire il rischio fiscale senza però la possibilità di attivare un dialogo continuo con le autorità fiscali. Le imprese possono comunque segnalare i rischi fiscali, beneficiando di una protezione in termini di riduzione (non eliminazione) delle sanzioni amministrative e di eliminazione del reato da infedele dichiarazione, come detto anche nel caso di non adeguamento alle risposte dell’Agenzia delle Entrate (e di conseguente contenzioso). Neppure il regime opzionale è però privo di oneri, imponendo alle imprese di adottare un Tcf al pari dei soggetti di maggiori dimensioni.

Si richiede, in effetti, un faticoso cambiamento sia in termini di strutture e organizzazione interna sia, più in generale, di cultura aziendale. Allora perché le imprese dovrebbero sottoporsi a una attività così onerosa? Perché il fisco, in questo modo, può essere confinato finalmente a una variabile sotto controllo sia dal punto di vista dei possibili accertamenti che da quello delle conseguenze in termini patrimoniali e reputazionali di un eventuale controllo. Inoltre, e questa non è questione da poco, il contenzioso può diventare una opzione più utilmente percorribile. Infatti, se a seguito di una segnalazione di rischio non si individua con l’Agenzia una soluzione condivisa a una complessa questione fiscale, si può comunque adire la giustizia tributaria senza rischiare sanzioni amministrative esorbitanti e senza condizionamenti sul piano degli effetti penali della vicenda. Insomma, finalmente si profila un rapporto tributario più equilibrato, perché fatto di più collaborazione, più fiducia e, in definitiva, più legalità. Sta ora a imprese, consulenti e amministrazione finanziaria raccogliere questa sfida epocale che il Legislatore ha lanciato.

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2307:35 apr 2024