07:36 | 23 Apr 2024

MF ANALISI: quanti ostacoli al mercato unico europeo vagheggiato da Enrico Letta

Di Angelo De Mattia

ROMA (MF-NW)--Il report di Enrico Letta sul mercato unico, esposto al recente Consiglio Europeo, sta stimolando discussioni. È da esaminare coordinatamente con lo studio di Mario Draghi sulla competitività. Per entrambi il titolo della disamina è largamente riduttivo rispetto alla trattazione compiuta, che coinvolge numerosi altri aspetti. Posta l'importanza del progetto nonché la condivisione delle sue linee generali, a proposito del report di Letta per quel che riguarda il mercato unico dei capitali (che l'ex premier ritiene da attuare innanzitutto nei settori dell'energia, delle tlc e della finanza) ci si deve chiedere se sia realistica una ravvicinata realizzazione, quando uno dei presupposti, la piena Unione bancaria, è ancora di là dall'essere attuato.

Come noto, alla realizzazione di tale Unione mancano tuttora due pilastri: un Fondo di risoluzione delle banche in crisi e un’appropriata disciplina della stessa risoluzione da un lato e l'assicurazione europea dei depositi dall'altro. Pure dell'Unione dei mercati dei capitali si parla da almeno dieci anni ma senza aver compiuto fin qui alcun passo avanti. Ciò deve indurre a prevedere le difficoltà che insorgeranno pure per la realizzazione del mercato degli altri due settori accennati, l'energia e le telecomunicazioni. Si può evocare, in presenza di eventuali ostacoli ora insuperabili, la possibilità di partire, come accennato da Draghi per le materie da lui trattate, con partecipazioni rafforzate oppure a geometria variabile, dunque con un sottoinsieme di Paesi, ma ciò rischia di ledere l'efficacia del progetto.

È intanto fondamentale completare l'Unione bancaria superando gli ostacoli frapposti all’introduzione della garanzia dei depositi con richieste inaccettabili avanzate dai partner cosiddetti "frugali", quale l'assegnazione di un coefficiente di rischio ai titoli pubblici, e adeguando la dotazione del fondo di risoluzione. Comunque, è chiaro che chi non vuole una convergente ipotesi di risoluzione dei problemi attuativi dell'Unione bancaria, di fatto non vuole l'Unione dei mercati dei capitali, dato il ruolo delle banche. Quanto a quest'ultima integrazione, occorre uno studio ancor più approfondito. Essa comporta la necessità di ordinamenti regolatori: dal diritto commerciale e societario a quello tributario, da alcuni aspetti del diritto privato alle norme processuali con l'individuazione degli organi giurisdizionali,ai profili penali. Non è un'operazione facile. Implica una cessione di sovranità che deve essere bilanciata da una compartecipazione paritaria alla più rilevante sovranità europea. Si pensi soprattutto al fisco e al principio "no taxation without representation". Non è così semplice, per aggirare gli ostacoli, pensare di istituire un regime fiscale ad hoc, senza nulla mutare a livello nazionale, per coloro che operano nel mercato unico.

L'altro aspetto riguarda le autorità di controllo europee, che, a prescindere da tale mercato, andrebbero riformate. Infine vi è il raccordo con le normative nazionali; in Italia da poco è stato avviato il procedimento per la riforma del Tuf. In ogni modo un passo avanti è stato compiuto. Si tratta di obiettivi che andrebbero discussi già nella campagna elettorale per le europee. Ma i partiti riusciranno a concentrarvisi o prevarrà l'intento di misurare il consenso nazionale e quindi di utilizzare argomenti domestici ovvero comunitari ma con immediati riflessi nazionali? In ogni caso dar seguito all'esame di queste proposte e di quelle di Draghi è più che doveroso. Il mercato dei capitali non è comunque una straordinaria panacea. È un'innovazione importante, ma dall'altra parte stanno le politiche economiche e di finanza pubblica e la politica monetaria. Se queste non funzionano adeguatamente, il mercato unico non risolve i problemi strutturali e diventa illusorio attribuirgli virtù salvifiche evocando i presunti 33 mila miliardi di euro che ora si dirigerebbero Oltreatlantico e l'ingente quantità di risparmio allocabile.

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2307:36 apr 2024