11:22 | 10 Dec 2024

FOCUS: banche, settore europeo può sovraperformare mercato anche nel 2025 (Ubs)

MILANO (MF-NW)--Il 2024 segna un altro anno di successo per le banche europee, anche se caratterizzato da maggiori difficoltà rispetto a quello precedente: gli analisti di Ubs evidenziano un ritorno complessivo a livello di settore del 33% contro il 12% del mercato. Guardando alle prospettive di breve termine, tra i 12 e i 18 mesi, gli analisti ritengono che gli investitori siano troppo cauti e prevedono che il comparto replichi la performance in termini di total return di circa il 30% nel periodo, superando così la media del mercato azionario europeo.

Nel corso del 2023 i tassi di interesse più elevati hanno contribuito sostanzialmente alla performance delle banche europee: il RoTE aggregato è salito al 14% dall'8% grazie all'espansione dei margini e il tasso di rischio (beta) sui depositi si è attestato in media al 30% contro le stime di Ubs al 50%. Anche i ricavi diversi dal margine d'interesse e la qualità degli asset hanno costantemente battuto le attese degli esperti. Oggi, tuttavia, il mercato mostra una certa preoccupazione per gli effetti dei tagli ai tassi d'interesse - timori esagerati, almeno secondo Ubs, in quanto la divergenza tra le attese del mercato e quelle di Ubs implica un margine d'interesse aggregato in calo dell'11% nel 2025 rispetto a quello stimato dalla banca svizzera.

Tra i titoli sotto la copertura di Ubs, i tagli alle stime sul 2025 più significativi sono stati effettuati su Abn Amro, Ing, Bnp Paribas, Mediobanca e Bank of India. La preferenza degli analisti ricade sugli istituti inglesi, in scia alle prospettive di crescita del margine d'interesse, guidata dall'hedging.

Per quanto concerne gli istituti italiani, Ubs rimane al di sotto del 6% dell'obiettivo di utile netto di 1,5 miliardi di euro per l'anno fiscale 2026 di Banco Bpm. "Le nostre previsioni prevedono un tasso Euribor a 3 mesi più basso al 2% entro il terzo trimestre 2025 (contro il 3% circa previsto dal management) e una crescita annua dei prestiti sotto l'1%, che porterà a un calo cumulativo del margine d'interesse del 12% tra 2025 e 2026. Inoltre, Ubs prevede costi operativi più elevati del 2% circa rispetto al piano e un COR leggermente più conservativo, a 48 pb contro i 45 pb della guidance al 2026, con la società che ha dichiarato di avere a disposizione 92 milioni di euro di overlay al 30 settembre". Rating buy, prezzo obiettivo 7,9 euro.

Per quanto riguarda Bper, su cui Ubs ha rating buy e target di 7,8 euro, gli esperti sono più prudenti "dell'11% rispetto all'obiettivo di utile netto per l'esercizio 2027 di 1,5 miliardi di euro" in scia a previsioni con tassi più conservativi incorporate nel modello di Ubs rispetto al piano industriale della banca: gli analisti, infatti, si aspettano tassi al 2% entro il terzo trimestre 2025. Da qui le "ipotesi di crescita dei prestiti più contenute (sotto l'1% contro il circa 3% del piano industriale), così come delle masse gestite (circa 3% contro la guidance a circa il 7%)". Gli analisti riconoscono comunque gli sforzi messi in atto dalla banca per raggiungere solide qualità degli attivi, "con un rapporto NPE lordo al 2,8% e una copertura mista del 55% circa".

Intesa Sanpaolo, dal canto suo, rientra nella lista delle top pick del settore assieme a Barclays, Bawag, Ing, Nbg e Société Générale. Il rating è buy e il target di prezzo 5 euro. L'istituto capitanato dal ceo Carlo Messina intende raggiungere i 9 miliardi di utile netto nel 2025, il 2% sopra le stime di Ubs a 8,8 miliardi. "Riteniamo che il divario sia principalmente riconducibile all'andamento dei ricavi, le commissioni in particolare, in quanto il management sembra più ottimista sulla capacità della banca di migrare i saldi sulle masse custodite a basso rischio verso prodotti gestiti a più alto margine con il calo dei tassi". Ubs incorpora una riduzione annua del numero di azioni del 3% circa, per cui la crescita dell'Eps è dell'1% circa nel 2025.

Come anticipato, le stime per il 2025 su Mediobanca (buy, target 15,9 euro) sono tra quelle che hanno conosciuto la scure degli analisti. "Siamo oltre il 10% al di sotto dell'Eps di 1,80 euro per l'esercizio 2026, soprattutto a causa di un approccio più conservativo sulla progressione dei ricavi e, in particolare, del margine d'interesse, date le ipotesi di crescita dei tassi e dei prestiti più prudenti. Da un punto di vista divisionale siamo più cauti del management sulla ripresa dei volumi del corporate & investment banking. Manteniamo anche una posizione più conservativa sul COR, prevedendolo sopra i 60 pb nel 2026 rispetto all'obiettivo di circa 50 pb, senza tuttavia considerare l'utilizzo degli overlay disponibili (215 milioni di euro)".

Infine, per quanto riguarda Unicredit, la guidance sull'utile netto sopra i 9 miliardi di euro tra 2025 e 2026 sono per lo più in linea con le stime di Ubs, tra i 9 e i 9,1 miliardi. "Dal punto di vista qualitativo, riteniamo che il management sia moderatamente più ottimista sulla generazione di ricavi, in particolare sulle commissioni, e sul rapporto costi/LP. Dato che il focus sul buyback è rimasto invariato, Unicredit prevede una 'forte crescita degli Eps' nei prossimi due anni, con un Cagr del 9% circa".

Più in generale, dopo la forte performance tra 2022 e 2024, Ubs si aspetta uno scenario più complesso nel 2025 per gli istituti italiani e spagnoli in scia ai tagli ai tassi d'interesse, che porterebbero il margine d'interesse a scendere tra il 5% e il 10% in caso i tassi toccassero quota 2% entro il primo semestre. "Con valutazioni ora tipicamente pari o superiori alle medie europee, siamo favorevoli a un approccio più selettivo nei confronti delle banche spagnole/italiane all'interno di una costruzione di portafoglio settoriale più ampia, ma in termini assoluti rimaniamo generalmente costruttivi, dato il miglioramento strutturale della redditività, l'interessante profilo di crescita del valore contabile/rendimento del capitale e i multipli generalmente poco esigenti".

bon

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