12:03 | 28 Mar 2025

FOCUS: Pil italiano, stime di crescita riviste solo marginalmente (Prometeia)

MILANO (MW-NW)--Il 2025 doveva essere il primo anno di normalità per l'Italia sotto diversi aspetti, finita la grande inflazione e normalizzata la politica monetaria, terminata la crescita artificiale da Superbonus, con le regole di bilancio europeo di nuovo vigenti e in attesa degli auspicabili incrementi di crescita indotti dagli investimenti del Pnrr. In effetti, tutti gli indicatori congiunturali elaborati nei modelli di nowcasting Prometeia prospettano una prosecuzione della crescita del Pil italiano su ritmi ancora modesti in questa prima parte del 2025, con qualche possibilità di un'accelerazione rispetto alla seconda parte del 2024.

INDICATORI POSITIVI E CRITICITÀ

Nel frattempo, sono arrivate notizie positive. L'inflazione è rimasta bassa, con qualche fluttuazione ma ampiamente sotto il 2% (media del 2024 pari all'1%, 1,6% a febbraio) e inferiore alla media dell'Eurozona (2,4%). L'occupazione ha continuato a crescere, con un incremento di 380mila persone (+1,6%), che, a fronte di una crescita del Pil dello 0,5%, rappresenta un risultato significativo. Inoltre, i conti pubblici hanno superato le aspettative, con un deficit pubblico sceso al 3,4% del Pil e un saldo primario già tornato in avanzo (0,4% del Pil). D'altra parte, una delle criticità principali resta la significativa debolezza dell'industria italiana, assiema alla spesa delle famiglie, che non si è ancora ripresa dallo shock inflazionistico degli scorsi anni. Dopo un vivace recupero post-Covid, il settore industriale ha gradualmente perso slancio ed è in stagnazione da circa due anni. La riconversione del settore automobilistico ha avuto un impatto rilevante sui livelli di produzione (-30% rispetto a inizio 2023), ma anche escludendo questo fattore, l'attività manifatturiera è diminuita (-3%), con decrementi significativi nel settore tessile-abbigliamento (-17%) e nei beni strumentali (-7%).

PIL ITALIANO, STIME DI CRESCITA RIVISTE SOLO MARGINALMENTE

La politica dei dazi Usa rischia di danneggiare le esportazioni manifatturiere, a maggior ragione se si accompagnerà a un indebolimento del dollaro, implicando una minore competitività dell'euro su tutti i mercati quotati in valuta statunitense. Tuttavia, nel breve termine, queste tendenze contrapposte avranno effetti praticamente nulli sull'economia italiana. Secondo le analisi di Prometeia, infatti, l'impatto negativo sull'economia italiana potrebbe valere, in termini di effetti diretti e indiretti, da 0,1 a 0,3 punti percentuali di Pil nel prossimo biennio, a causa della minore crescita delle esportazioni, ma anche per i minori investimenti. Nel frattempo, però, la crescita tedesca è stata rivista verso l'alto, dopo che il governo in via di formazione ha dichiarato che farà uso dell'ampio spazio fiscale disponibile per rilanciare un piano di ammodernamento infrastrutturale, con una componente legata alla difesa. Ciò non potrà che influenzare positivamente le esportazioni italiane e la nostra manifattura in generale. La Germania è infatti il nostro principale partner commerciale. Infine, in riferimento al piano annunciato per il potenziamento della difesa europea, si rileva una reazione complessivamente contenuta e una difficoltà oggettiva di alcuni Paesi, tra cui l'Italia, nell'effettuare spese in disavanzo a causa dell'elevato debito pubblico. Di conseguenza, è probabile che il nostro Paese non modifichi significativamente la propria spesa pubblica in armamenti, ma che possa trarre benefici dall'aumento della domanda estera verso l'industria nazionale attiva nel settore. Per tutta questa combinazione di motivi, Prometeia rivede solo marginalmente le previsioni sul Pil italiano, stimando una crescita dello 0,6% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026.

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2812:03 mar 2025