MILANO (MF-NW)--Il taglio di 25 punti base è già scontato al 96% dal Cme FedWatch, con i mercati che prezzano una discesa dei Fed Funds verso il 3,25-3,50% entro dicembre e tagli trimestrali lungo tutto il 2026.
"La decisione odierna sembra uno scenario già scritto, e proprio per questo la vera partita si gioca sul linguaggio, sulle proiezioni economiche e sul grado di coesione interna al Comitato. Powell dovrà spiegare che la Fed taglia per proteggere il lavoro, senza cedere all'inflazione e senza apparire un'appendice politica della Casa Bianca", afferma Gabriel Debach, strategist di eToro.
"I verbali del 2025 raccontano una traiettoria in cui ogni mese ha aggiunto un pezzo di tensione", spiega l'esperto. "A gennaio l'economia veniva descritta come solida; a marzo l'incertezza era aumentata, con il Qt rallentato e il Pil rivisto al ribasso all'1,7% mentre l'inflazione Pce saliva al 2,7%; a maggio la Fed riconosceva rischi doppi, crescita più debole e inflazione più alta, con i dazi citati come fattore chiave di pressione; a giugno la crescita veniva ulteriormente ridotta all'1,4%, la disoccupazione portata al 4,5% e l'inflazione alzata al 3%; a luglio infine l'unanimità si è spezzata, con Bowman e Waller che hanno votato per un taglio immediato".
"Il quadro politico esaspera poi la tensione. Aleggia un attacco diretto all'indipendenza della banca centrale, e proprio questo tema rischia di diventare più rilevante della stessa politica monetaria. Ma ciò che più colpisce è lo scollamento tra la fragilità macro e l'euforia del posizionamento", prosegue l'analista. "Solo il 16% dei gestori si attende una crescita globale più debole nei prossimi dodici mesi, contro il 41% di agosto, mentre il 67% vede un soft landing. È il balzo più ampio nelle aspettative di crescita globale da ottobre 2024. Di conseguenza, le allocazioni in equity sono salite al 28% overweight, massimo da sette mesi, mentre la liquidità resta al 3,9%. È un risk-on pieno, spinto dall'idea che la Fed accompagnerà il ciclo con tagli regolari".
"Oggi la Fed taglia perché non può più non farlo", puntualizza Debach, "il lavoro rallenta, i consumi si indeboliscono e ignorare i segnali rischierebbe di innescare una spirale negativa. Ma il prezzo è chiaro: ogni taglio riduce lo spazio di manovra se i dazi dovessero trasformare l'attuale spinta sui prezzi in un'inflazione persistente. Powell oggi non deve solo annunciare un -25 bps, deve convincere che la Fed resta arbitro indipendente in un gioco in cui il pubblico politico urla sempre più forte".
"Il mercato applaudirà finché la sceneggiatura resta confermata: tre tagli entro fine anno, gradualità, inflazione letta come un effetto temporaneo dei dazi", conclude lo strategist. "Ma basta un dot-plot che rallenta il sentiero, un SEP che alza le proiezioni inflattive o un aumento dei dissensi interni, e il taglio rischia di trasformarsi da assicurazione in segnale di debolezza".
ava
MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
1711:02 set 2025