MILANO (MF-NW)--Il ritorno di Trump alla Casa Bianca indica la potenziale ripresa della guerra commerciale tra Usa e Cina. Dazi più elevati e limitazioni agli scambi si potrebbero ripercuotere sui settori cinesi più sensibili alle esportazioni. Lo yuan potrebbe inoltre subire pressioni per una svalutazione in modo da contrastare una minore domanda estera.
"Gli effetti di questo round di aumenti dei dazi potrebbero però non avere lo stesso impatto visto nel 2018", spiega Laurent Denize, Global Co-Cio di Oddo Bhf Am. Per prima cosa, la quota di esportazioni cinesi verso gli Usa è diminuita dal 19% del 2017 a circa il 14% di fine 2023, e la Cina ha attivamente ampliato il proprio commercio, esportando in altri mercati rispetto agli Usa e trasferendo linee di produzione verso altri paesi per attutire il colpo dei dazi. In secondo luogo, la Cina attiverà in modo più proattivo politiche monetarie e fiscali contro-cicliche per attenuare lo choc economico. L'8 novembre 2024, il ministro delle finanze cinese Lan Fo'an ha promesso per il prossimo anno una politica fiscale "più forte", a indicare un intervento più deciso dopo l'insediamento di Trump a gennaio. In terzo luogo, l'approccio di Trump tende a essere 'transazionale' quindi la portata degli aumenti dei dazi potrebbe benissimo essere il risultato di negoziati tra le due nazioni.
L'atteggiamento cinese rispetto alle politiche monetarie ed economiche ha iniziato a cambiare palesemente a fine settembre, poco dopo che la Federal Reserve ha apportato il primo taglio ai tassi da anni. Fin da luglio gli economisti continuavano a rivedere al ribasso le previsioni di crescita cinese per l'anno in corso e, a fine settembre, la banca centrale ha reagito alla crescita sempre debole con una serie di misure. I tassi d'interesse principali sono stati tagliati, compresi quelli per i mutui in essere e sono state adottate misure straordinarie per stabilizzare i mercati azionari, come ad esempio uno strumento da 800 miliardi di renminbi creato al fine finanziare aziende e istituti finanziari non bancari per l'acquisto di azioni. Infine a ottobre il Ministero delle finanze ha annunciato ulteriori misure fiscali per stimolare la crescita, compreso un programma di aiuti per assistere le autorità locali a rimborsare i propri debiti sommersi.
"Anche se numerosi investitori sperano in politiche più concrete e dirette volte allo stimolo dei consumi, pensiamo che l'importanza della risoluzione del debito locale sia sottovalutata dagli investitori internazionali", afferma Denize. A causa dello stress fiscale delle amministrazioni locali, i pagamenti ai fornitori (quasi tutti società private) restano insoluti, gli stipendi dei funzionari locali sono in ritardo, le aziende locali si vedono imporre 'multe' a compensazione di un minore reddito fiscale e minori ricavi dalle vendite di terreni per le autorità locali. Il Ministro Lan stima che questo swap del debito da 10 mila miliardi di yuan possa far risparmiare circa 600 miliardi di yuan in pagamenti d'interesse nell'arco di cinque anni, liberando risorse per stimolare investimenti e consumi.
Considerando le valutazioni particolarmente interessanti e la prospettiva di ulteriore sostegno da parte del governo, secondo Oddo Bhf gli investitori in cerca di esposizione al mercato azionario cinese dovrebbero concentrarsi su società di qualità con bilanci sani e un forte slancio degli utili.
Nel breve termine, "le incertezze geopolitiche potrebbero ancora pesare sull'umore degli investitori rispetto alle azioni cinesi, ma rispetto ai titoli cinesi offshore, le azioni domestiche di classe A potrebbero sovraperformare. Questi titoli sono infatti meno esposti alle conseguenze dei rischi di incertezza geopolitica poiché solo il 3% è in mano a investitori esteri e approfittano inoltre direttamente dei programmi di stimolo del paese, in particolare quelli specifici per il mercato azionario", conclude Denize.
stu
MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
2010:39 nov 2024