05:34 | 20 gen 2025

FOCUS: economia tedesca in crisi per energia, Cina e competitività (Ing)

MILANO (MF-NW)--La Germania terrà tra circa un mese le elezioni federali, dato che la prima coalizione tripartitica a governare Berlino è crollata dopo due anni da inizio mandato, mettendo in discussione la storica stabilità della politica tedesca. Un tema cruciale della campagna elettorale è lo stato dell'economia, che si è contratta nel 2024 per il secondo anno consecutivo. Tuttavia, sostiene Carsten Brzeski, global head of macro di Ing, i problemi esistono da più tempo.

L'economia della Germania, infatti, ha oggi le stesse dimensioni che aveva all'inizio del 2020. Mettendo da parte i venti contrari ciclici come inflazione elevata, alti tassi di interesse, alti livelli di scorte e incertezza politica, l'analista sottolinea che il vecchio modello macroeconomico di energia a basso costo e di grandi mercati di esportazione facilmente accessibili del Paese è stato messo in discussione. Tra i fattori strutturali, Brzeski cita la questione energetica, il rapporto con la Cina e la competitività.

Sul piano dell'energia, prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, i prezzi e la fornitura di energia non erano mai stati una preoccupazione per l'industria tedesca. Berlino ha deciso nel 2002 di eliminare gradualmente l'energia nucleare nel corso di circa 30 anni e ha successivamente prolungato il periodo di attuazione ma, con la catastrofe di Fukushima, il governo tedesco ha accelerato il ritmo, chiudendo quasi immediatamente molte centrali d'energia nucleare e pianificando la chiusura delle altre entro il 2023. Di conseguenza, la quota del nucleare nel mix energetico è crollata dal 20% a zero, mentre quelle delle rinnovabili è balzata dal 20% a oltre il 60%. Il gas importato dalla Russia, tuttavia, è stato importante per facilitare la transizione. Mentre nel 2019 i prezzi dell'energia in Germania erano tra i più bassi dell'Ue e ai livelli simili degli Stati Uniti, a seguito dell'aggressione russa, nel 2023 i prezzi dell'elettricità nel Paese erano tre volte superiori a quelli del 2019. Il flusso instabile di energia rinnovabile e gli elevati costi del gas importato, infine, hanno minato in modo significativo le fondamenta industriali del Paese, spiega l'analista.

La Cina, da essere la salvezza dell'economia tedesca a inizio anni 2000, è ora "la peggiore minaccia", sostiene Brzeski. La rapida crescita di Pechino, accelerata dall'ingresso nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, ha portato un enorme appetito per i prodotti industriali Made in Germany. La Cina è stata fondamentale, almeno quanto l'ex cancelliere Gerhard Schröder, per il ritorno della Germania a potenza economica negli anni 2000, sostiene l'esperto. Mentre le esportazioni tedesche verso il resto del mondo sono raddoppiate negli ultimi vent'anni, quelle verso la Cina sono aumentate di otto volte. Con l'inizio della pandemia, tuttavia, la domanda cinese è calata prima a causa della debolezza della domanda interna e poi perchè il Paese è divenuto sempre più capace di produrre i beni che importava dalla Germania, in particolare le automobili.

Nelle più importanti classifiche di competitività internazionale, la Germania era tra le prime 5 all'inizio degli anni 2010, mentre ora si colloca tra il 20* e il 25* posto. Le ragioni di questa perdita di competitività includono un rapido declino delle infrastrutture, dell'istruzione e dell'infrastruttura digitale. Nel corso degli ultimi vent'anni, gli investimenti pubblici tedeschi in percentuale del Pil sono stati significativamente inferiori alla media dell'Ue e anche gli investimenti del settore privato sono stati inferiori a quelli di molti altri Paesi. I primi possono essere spiegati dall'aumento dei consumi pubblici e dal freno costituzionale al debito, mentre quelli privati sono stati frenati dall'aumento delle tasse, dalla regolamentazione e dall'esternalizzazione, ma anche dai cambiamenti generazionali. Diversi studi hanno cercato di stimare l'attuale gap di investimenti in Germania, con risultati che oscillano tra i 400 e i 600 miliardi di euro (dal 10% al 15% del Pil).

Ai problemi strutturali legati all'energia, alla Cina e alla competitività si aggiungono i dati demografici sfavorevoli e l'impatto sui sistemi sanitari e pensionistici. Tale situazione richiede interventi significativi ma Brzeski, osservando le idee economiche dei partiti politici, prevede che qualsiasi nuovo governo non cercherà di stravolgere il vecchio modello economico di business, ma piuttosto di ringiovanirlo. L'analista ritiene che riduzione della burocrazia, tagli delle tasse per stimolare la spesa e gli investimenti, riduzione dei costi dell'energia e investimenti nelle infrastrutture sarebbero positivi per l'economia tedesca.

esa


MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

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