04:29 | 09 mag 2025

FOCUS: ecco le aziende più esposte al conflitto in Kashmir (AlphaValue)

MILANO (MF-NW)--Le tensioni tra India e Pakistan per il Kashmir affondano le radici nella spartizione a tavolino della regione nel 1948, ma con la crescente penetrazione delle grandi aziende multinazionali nella regione l'ennesima, potenziale guerra potrebbe avere un impatto rilevante sull'economia globale. Gli analisti di AlphaValue si concentrano su quali tra le imprese sotto la loro copertura sono maggiormente esposte allo scoppio di un conflitto.

In questa fase, è opinione comune che una guerra vera e propria tra i due Paesi sarà evitata, soprattutto perché entrambi i Paesi dispongono di armi nucleari, il che comporta una certa moderazione dei toni. Tuttavia, esiste la possibilità che Pakistan e India si impegnino in una guerra convenzionale (come è accaduto con Ucraina e Russia).

La lente degli esperti si sofferma in particolare sulle imprese che fanno uso della manodopera indiana per operazioni della quotidianità, come quelle IT, le Tech o quelle dei servizi di supporto clienti, ma anche su quelle che hanno siti produttivi in India e in Pakistan - delle basi d'appoggio utili per penetrare i mercati più a est. Ancora, le società che hanno nell'area un importante sbocco commerciale o la cui catena di rifornimento dipenda (o quantomeno passi) per l'India.

Nel comparto IT attenzione quindi a Capgemini e simili, che si affidano all'offshoring per tenere sotto controllo i costi dei propri servizi. Capgemini, in particolare, dipende più dalla forza lavoro indiana di quella francese e potrebbe quindi subire un impatto significativo dallo scoppio di un conflitto.

Anche il comparto bancario non potrà essere immune dagli effetti di un potenziale conflitto armato: l'India è uno degli hub più importanti per l'IT, i servizi di supporto ai clienti e per la gestione delle risorse umane. Gran parte del back office e del middle office viene delocalizzato in India, ma il Paese è anche centrale per l'innovazione bancaria attraverso la ricerca e lo sviluppo nel campo dell'AI, della cybersicurezza e dell'integrazione fintech. Se queste risorse dovessero essere tagliate, non ci sarebbero alternative disponibili per rimpiazzarle nel breve termine. In particolare, Hsbc ha 42.000 dipendenti in India (circa il 19% del totale); Ubs 24.000 (circa il 16%); Deutsche Bank circa 22.000 (25%) e Barclays circa 19.000 (20%).

Nell'ingegneria occhio a Siemens, che ha dei team R&S e produttivi in India, ma anche per il comparto farmaceutico la regione è un mercato chiave per le catene di rifornimento, soprattutto dei principi attivi e dei farmaci generici. Tutti i principali operatori del settore farmaceutico si affidano a produttori indiani per i principi attivi: Novartis gestisce un grande centro di servizi globali a Hyderabad per la finanza e la catena di approvvigionamento della R&S; Sanofi produce principi attivi e distribuisce farmaci generici attraverso partnership locali, mentre Gsk e Roche hanno rapporti di lunga data con i CDMO indiani, ovvero le società che producono farmaci conto terzi.

Come sempre, l'industria della difesa potrebbe beneficiare dei problemi altrui. Quella francese, ad esempio, ha avuto successo negli ultimi tempi: Dassault Aviation ha registrato due tranche di vendite di Rafale alla difesa indiana per un totale di 62 velivoli, tra cui 22 versioni marine per la Marina. Poiché l'India sta valutando di ordinarne ancora di più nell'ambito di un ampio accordo di condivisione della produzione, la cooperazione potrebbe rafforzarsi. Sono coinvolte anche Thales (elettronica), Safran (motori) e fornitori di missili come Mbda. Uno o più Rafale indiani potrebbero essere già stati abbattuti dall'aviazione pakistana, con equipaggiamento cinese.

Tra le regioni più contese in caso di conflitto armato figura il Gujarat, a causa del ruolo strategico ricoperto per la manifattura indiana. I 1.600 chilometri di coste sono punteggiati di porti, tra cui 3 dei 5 più grandi dell'India - vitali anche per la fornitura di gas naturale. Non per nulla la regione viene spesso definita come il motore di crescita dell'India: ospita un numero considerevole di società locali e la più importante raffineria dell'area.

Tra le società che risentirebbero maggiormente di disordini nel Gujarat, AlphaValue si concentra in particolare su quelle del settore automotive. Stellantis, Renault e Volkswagen si riforniscono direttamente dal Gujarat (in particolare le prime due) o hanno fornitori chiave di secondo livello. Inoltre, la maggior parte di loro esporta le proprie auto dal porto di Mundra verso l'Europa e l'Africa.

Ancora, nel settore della chimica Basf e Clariant hanno stabilimenti a Dahej e Ankleshwar, mentre nei beni di consumo Abb ha un'importante fabbrica di quadri elettrici e trasformatori a Vadodara. Anche Siemens possiede fabbriche nel Gujarat, mentre Alstom vi acquista componenti ferroviari e di segnalazione.

Nella logistica, Maersk utilizza ampiamente i porti di Mundra e Pipapav per il trasporto di merci sulle sue rotte europee e africane. Anche il tessile rischia contraccolpi: gli esperti ritengono che una parte significativa degli approvvigionamenti di Zara/Inditex e H&M in India provenga proprio dal Gujarat, che è un centro di produzione chiave per la lavorazione di tessuti sintetici e cotone.

"Complessivamente, il numero di aziende europee interessate da potenziali perturbazioni in India è piuttosto elevato. Abbiamo identificato 28 società che potrebbero essere colpiti in vari settori, ma i prodotti farmaceutici in generale, parte del settore bancario e i servizi informatici saranno probabilmente i più colpiti inizialmente", commentano da AlphaValue.

bon

andrea.bonfiglio@mfnewswires.it


MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

0916:29 mag 2025