11:15 | 16 giu 2025

FOCUS: petrolio e gas, cosa cambia con escalation Israele-Iran (Neuberger Berman)

MILANO (MF-NW)--I mercati delle materie prime, e il petrolio in particolare, venerdì hanno reagito immediatamente e con forza all'escalation tra Israele e Iran. Il Brent ha registrato un'impennata di oltre il 6%, uno dei maggiori movimenti giornalieri dall'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina. Questo balza dei prezzi riflette la profonda preoccupazione del mercato per le possibili interruzioni del corridoio energetico più importante al mondo.

"Sebbene i prezzi abbiano parzialmente ritracciato in seguito all'emergere di ulteriori informazioni che suggeriscono che la risposta immediata dell'Iran potrebbe essere misurata, la volatilità è rimasta elevata e i premi per il rischio hanno subito un netto rialzo", afferma il commodity team di Neuberger Berman. Anche i mercati del gas naturale hanno registrato una reazione notevole, con i prezzi europei del gas che si sono stabilizzati in risposta all'aumento del rischio di interruzioni delle forniture di Gnl. Pur avendo migliorato lo stoccaggio e diversificato le fonti, l'Europa rimane infatti molto sensibile a qualsiasi minaccia ai flussi dei principali produttori del Golfo o all'aumento dei rischi per la navigazione attraverso lo Stretto di Hormuz. L'oro, come ci si aspettava, ha svolto il suo ruolo di bene rifugio, con un rialzo di oltre il 2% venerdì, mentre gli investitori cercavano riparo dall'incertezza geopolitica.

È IMPROBABILE CHE L'IRAN INTERROMPI L'APPROVVIGIONAMENTO DI PETROLIO ATTRAVERSO LO STRETTO DI HORMUZ

La domanda chiave ora è cosa succederà e quali forniture sono a rischio. L'Iran esporta in media intorno agli 1,5 milioni di barili al giorno, la maggior parte dei quali viene spedita in Asia, con la Cina come principale acquirente. La principale destinazione di esportazione dell'Iran si trova sull'isola di Kharg, un sito altamente vulnerabile agli attacchi aerei e missilistici. "Se Israele dovesse colpire Kharg, una parte significativa delle esportazioni iraniane potrebbe essere interrotta, almeno temporaneamente, eliminando un'importante fonte di approvvigionamento che ha contribuito a bilanciare il mercato negli ultimi mesi", avvertono gli esperti. L'Iran ha diverse potenziali vie di ritorsione: può limitare direttamente o indirettamente le forniture dal Medio Oriente, prendendo di mira le infrastrutture dei Paesi vicini o utilizzando proxy per interrompere i flussi regionali. Il rischio più grave rimane lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale transita ogni giorno circa il 20% del petrolio mondiale e una quota significativa di Gnl. Tuttavia, per gli esperti una chiusura totale dello Stretto è improbabile. "La maggior parte del petrolio e del Gnl che passano per Hormuz sono destinati ai mercati asiatici, soprattutto alla Cina, che è un partner cruciale per l'Iran. Interrompere questi flussi danneggerebbe gli interessi economici dell'Iran e rischierebbe di compromettere le sue relazioni strategiche", affermano gli esperti, sottolineando che è più probabile, invece, che l'Iran utilizzi tattiche che creino incertezza e volatilità - come danneggiamenti alle navi, sabotaggi e l'aumento dei costi assicurativi - senza chiudere completamente lo stretto.

L'OPEC+ RIMANE CENTRALE PER LE PROSPETTIVE DEL MERCATO

L'infrastruttura energetica regionale rimane una delle principali vulnerabilità. Sia l'Iran sia i suoi vicini del Golfo hanno giacimenti petroliferi critici, raffinerie e terminali di esportazione a portata di azione militare. Un attacco a una qualsiasi di queste risorse, tramite missili, sabotaggio o mezzi informatici, potrebbe rapidamente mettere fuori uso milioni di barili al giorno. Per quanto riguarda il mercato del gas, il miglioramento degli stoccaggi e la diversificazione delle importazioni di Gnl in Europa forniscono una certa protezione. Tuttavia, avvertono gli esperti, qualsiasi interruzione dei flussi di Gnl del Qatar attraverso il Golfo avrebbe ripercussioni globali, costringendo l'Europa e l'Asia a competere più intensamente per i carichi disponibili. Sul fronte della domanda e dell'offerta, la politica dell'Opec+ rimane centrale per le prospettive del mercato. Il team di Neuberger Berman sottolinea che il gruppo ha gestito la produzione di greggio con un occhio di riguardo alla stabilizzazione dei prezzi e la recente revoca dei tagli volontari ha contribuito a mantenere il mercato equilibrato e i produttori disciplinati. "Se i barili iraniani dovessero uscire dalla produzione, la capacità di riserva della regione potrebbe esaurirsi rapidamente", affermano gli esperti, aggiungendo che la capacità di riserva dell'Opec+ è stimata in circa 3-4 milioni di barili al giorno (e probabilmente oggi è più bassa, visti i recenti tagli), ma la maggior parte è concentrata in una manciata di Paesi. Allo stesso tempo, la domanda di petrolio è robusta, con i rischi tariffari che svaniscono, con l'avvicinarsi della stagione estiva di viaggio e con le scorte in molte regioni al di sotto delle medie storiche. "Un eventuale conflitto, se si intensificasse e se portasse all'interruzione di forniture regionali più vaste, supererebbe rapidamente questo cuscinetto e farebbe salire i prezzi di molto", concludono gli esperti.

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