12:25 | 04 dic 2025

FOCUS: 2026 anno di aggiustamento geoeconomico, occasione per Ue di brillare (Unicredit)

MILANO (MF-NW)--Il 2026 si apre con un cauto ottimismo, ma con volatilità residua, mentre l’economia globale si adatta alle scosse di assestamento del secondo mandato del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’approccio incrementale di Washington cela rischi persistenti di interferenze politiche, mentre l’Europa oscilla tra la dipendenza dalla sicurezza americana e i legami economici con Pechino. Lo status di rifugio sicuro del dollaro è sotto esame, l’AI domina la narrativa e gli investitori devono prepararsi a turbolenze – meno gravi rispetto al 2025, ma lontane dalla calma.

Queste le premesse all'apertura del 2026 come illustrate in 'The Compass 2026', la seconda edizione dell'outlook annuale realizzato dall'Investment Institute di Unicredit che offre una prospettiva europea sulle tendenze macroeconomiche globali e sui mercati finanziari. "Con The Compass 2026 vogliamo fornire agli investitori un quadro chiaro per affrontare l’incertezza e individuare opportunità in linea con i trend strutturali di lungo periodo”, afferma Manuela D’Onofrio, head of Group Investment Strategy di Unicredit e presidente dell'Investment Institute.

La crescita globale del Pil è stimata al 3,1%, sostenuta da strategie adattive del settore privato nonostante le frizioni commerciali radicate. In questo contesto, l'economia degli Stati Uniti rimarrà solida con una crescita prevista del 2,1%, trainata da stimoli fiscali e investimenti in AI. L'inflazione rimarrà sopra il target e attorno al 2,9%; ciononostante, la Federal Reserve è attesa effettuare due tagli dei tassi entro fine anno. Anche l'Eurozona si mostrerà resiliente, con Pil in aumento dell'1% grazie a stimoli fiscali e investimenti nell'ambito di NextGenerationEU. Più precisamente, la Germania è attesa dare il via albazooka fiscale mentre la Francia rimarrà alle prese con incertezze politiche. L'Italia, dal canto suo, è attesa beneficiare dei fondi UE. L'inflazione rimarrà vicina all’1,8% e il tasso Bce sui depositi rimarrà fermo al 2%.

I mercati azionari manterranno potenziale di rialzo, guidati dai titoli Usa (con l'S&P500 proiettato a quota 7.600) grazie ai guadagni di produttività legati all’AI e agli investimenti fiscali. In Europa, invece, la spinta arriverà da difesa e infrastrutture, ma domanda debole e lentezza nell’adozione tecnologica freneranno il ritmo. L'indice Euro Stoxx 50 è atteso salire a quota 6.200 punti. Il reddito fisso affronta ostacoli per l’elevata emissione sovrana e l’allentamento monetario graduale, mantenendo i rendimenti alti. Il rendimento del Treasury decennale è proiettato al 4,3% e quello del Bund al 2,9%. Sul fronte valutario, atteso un calo moderato del dollaro, con il cambio euro-usd tra 1,15 e 1,2; infine, le materie prime saranno sottotono, con petrolio sotto pressione (tra i 60 e i 65 usd al barile) e l'oro sostenuto dai driver di lungo periodo, tra i 4.100 e i 4.400 usd per oncia.

Tra i temi da monitorare con attenzione figurano le terre rare, la cui scarsità e la dipendenza dalle importazioni dai Paesi Brics+ espongono l’Europa a vulnerabilità che possono frenare la transizione green. Il Critical Raw Materials Act fissa obiettivi ambiziosi al 2030, con investimenti per 22,5 miliardi di euro, ma diversificazione e infrastrutture di riciclo richiederanno anni.

Sul fronte della qualità del credito il faro sarà invece puntato sul private credit, con gli strategist di Unicredit che vedono come scenario base "default idiosincratici senza stress sistemico", anche se "l’espansione del settore – spesso con emittenti a rating basso e regolazione leggera – impone monitoraggio attento". Ci saranno opportunità di rendimento, ma selettività e due diligence rigorosa restano cruciali.

Restano poi gli interrogativi sull'AI che hanno già caratterizzato l'ultimo mese. Eccesso di capacità e leva crescente nelle infrastrutture AI potrebbero innescare correzioni se la monetizzazione sarà più lenta del previsto, sostengono gli esperti. Ciò detto, benefici di lungo termine sono probabili, ma la fase di aggiustamento mostrerà una certa volatilità.

Il 2026 potrebbe però essere l'anno in cui l'Europa si afferma come alternativa credibile ai mercati Usa, sempre che l'espansione fiscale, un'integrazione più profonda e istituzioni rafforzate prendano slancio. Un mercato dei Bund più liquido, investimenti in difesa e digitale e un euro più solido potrebbero ridefinire il ruolo strategico dell’Europa nell’asset allocation globale.

In conclusione, la view di investimento: gli strategist rimangono overweight su azioni e debito dei mercati emergenti, sostenuti da valutazioni interessanti e trend strutturali. Maggiore cautela, invece, sulle azioni globali e sulle obbligazioni dei mercati sviluppati, penalizzati da valutazioni elevate e pressioni fiscali. Qui la view è neutrale. Complessivamente, la preferenza dell'Investment Institute di UniCredit è per emittenti con bilanci solidi, flussi di cassa resilienti e governance robusta.

bon

andrea.bonfiglio@mfnewswires.it


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