11:14 | 30 dic 2025

FOCUS: accordi regionali e bilaterali per dribblare i dazi (McKinsey)

MILANO (MF-NW)--Negli ultimi mesi, l'impatto dei dazi statunitensi, passati da una tariffa media ponderata di circa il 2% nel 2024 al 15,4% a novembre 2025, ha iniziato a diminuire, grazie agli accordi formali e laterali firmati dagli Stati. Alcuni corridoi commerciali, come quello tra Vietnam e Stati Uniti, si stanno rafforzando, mentre altri, in particolare quello tra Cina e Stati Uniti, mostrano segnali di indebolimento. "Tra il periodo 2015-2019 e quello 2022-maggio 2025, gli investimenti diretti esteri (Ide) in Cina sono diminuiti del 65%, mentre quelli diretti verso gli Stati Uniti sono raddoppiati. Fino a un terzo del commercio globale, per un valore di 14.000 miliardi di dollari, potrebbe spostarsi verso nuove rotte nel corso dei prossimi dieci anni", commentano gli esperti di McKinsey & Company.

ACCORDI REGIONALI AUMENTANO DI 5 VOLTE RISPETTO A 2020

La maggior parte degli accordi commerciali si fonda su impegni vincolanti che riguardano diversi ambiti: dai protocolli per il commercio dei beni fisici alla definizione dei tempi di attuazione, dagli standard normativi alle regole su servizi e investimenti, fino ai meccanismi di risoluzione delle controversie e agli impegni di capitale. "Tra gennaio 2017 e maggio 2025", proseguono gli esperti, "il numero di accordi commerciali regionali è aumentato del 30%, con un incremento di cinque volte rispetto al 2000". In questo contesto, le imprese globali devono districarsi con sfide di interpretazione e attuazione specifiche per ogni accordo. "Le imprese devono anche adattarsi ai cambiamenti nei corridoi commerciali, che l'integrazione regionale del commercio contribuirà ad accelerare. Il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cptpp), ad esempio, rappresenta oggi 15.800 miliardi di dollari di Pil, pari al 14,4% del totale globale, e un numero crescente di Paesi, tra cui la Cina, ha presentato domanda di adesione al blocco", spiegano gli esperti.

IN 2010-2022, IL 50% DEGLI ACCORDI INCLUDE STANDARD LAVORATIVI

Nel settore tecnologico, il Cptpp ha rappresentato il primo grande accordo internazionale a introdurre norme sui flussi transfrontalieri di dati. "Più recentemente, il Digital Economy Partnership Agreement, firmato da Cile, Nuova Zelanda e Singapore, ha stabilito regole comuni e quadri di cooperazione per le imprese di servizi in ambiti come intelligenza artificiale, gestione dei dati e fatturazione elettronica", proseguono gli esperti. Nel campo dell'energia, invece, l'accordo sui minerali critici tra Stati Uniti e Giappone, firmato nel 2023, mira a rafforzare l'accesso alle materie prime essenziali per la produzione di batterie e per la transizione energetica. Parallelamente, l'intesa tra India e Brasile si propone di intensificare la cooperazione nel settore delle energie rinnovabili e delle tecnologie pulite, con l'obiettivo di raggiungere un volume di scambi bilaterali pari a 20 miliardi di dollari nell'arco di cinque anni. Per quanto riguarda il settore finanziario, gli accordi commerciali si concentrano sull'armonizzazione normativa. In questo contesto, l'Accordo sul commercio digitale tra l'Unione europea e Singapore rappresenta un esempio significativo. "Un altro ambito in cui i governi spesso negoziano disposizioni separate riguarda gli standard sul lavoro. Nel decennio che ha preceduto il 2020, circa la metà degli accordi commerciali firmati includeva clausole sul lavoro, rispetto al 22% degli anni Duemila", continuano gli esperti.

IMPRESE DEVONO RIPENSARE CATENE DI FORNITURA E MODELLI OPERATIVI

Le imprese possono cogliere le opportunità offerte dai nuovi accordi commerciali ripensando le catene di fornitura e i modelli operativi, individuando nuovi mercati, esplorando operazioni di M&A e joint venture e valutando le proprie capacità di compliance rispetto alle nuove regole su digitale, dati e mobilità dei talenti.

cba


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